martedì 8 marzo 2016

Quando usare la co2 in acquario vantaggi e svantaggi



La CO₂ in Acquario: È davvero indispensabile?

La questione dell’anidride carbonica (CO₂) in acquario è spesso oggetto di discussione tra gli acquariofili, soprattutto tra chi è alle prime armi. La domanda più comune è: la CO₂ in acquario è davvero necessaria?

La risposta breve è: dipende.

Potrebbe sembrare evasiva, ma è importante comprendere il contesto per valutare quando e se sia opportuno utilizzare la CO₂ in un acquario. Vediamo insieme alcuni punti chiave.


È possibile far crescere piante acquatiche senza CO₂?

Assolutamente sì. Personalmente ho coltivato spesso piante in acquari privi di impianti di CO₂, ottenendo comunque una crescita sana, anche se più lenta. Questo può persino rappresentare un vantaggio: una crescita meno rapida significa meno potature e minori interventi, contribuendo a una maggiore stabilità del sistema.


Il vero problema: la decalcificazione biogena

Il nodo centrale non è tanto la crescita delle piante, quanto l’impatto sull’equilibrio chimico dell’acqua, in particolare sul valore del KH (durezza carbonatica). Le piante, per crescere, necessitano principalmente di carbonio. In assenza di CO₂ disciolta, molte specie ricorrono alla decalcificazione biogena: un processo in cui il carbonio viene ricavato dai bicarbonati presenti in acqua, abbassando progressivamente il KH.

In uno dei miei acquari con una ricca vegetazione e privo di CO₂, ho osservato un calo del KH da 8 a 3 gradi nel giro di un anno. Un valore così basso può compromettere la stabilità del pH e la salute complessiva dell’ambiente acquatico.

Inoltre, la decalcificazione biogena è un processo che richiede un elevato dispendio energetico per le piante, che per questo tendono a crescere più lentamente rispetto a quelle che possono attingere carbonio direttamente dalla CO₂ disciolta.




Quando è consigliato usare la CO₂?

La CO₂ non deve essere utilizzata per abbassare il pH al solo scopo di adattarlo a specie di pesci acidofile. In questi casi è preferibile ricorrere a acidi umici: foglie di catappa, pigne di ontano, torba e simili, che abbassano il pH in modo più naturale e stabile.

Tuttavia, se l’acquario ospita numerose piante, specialmente a crescita rapida, è fortemente consigliato integrare la CO₂ per evitare squilibri legati al calo del KH.

Nei caridinai o negli acquari con poche piante lente, invece, si può tranquillamente evitare l’uso della CO₂: l’assorbimento di carbonio sarà così ridotto da non influenzare sensibilmente il KH.


È necessario un impianto CO₂ professionale?

Secondo la mia esperienza, non è indispensabile investire in un impianto professionale, specialmente in contesti "low cost". L'obiettivo non è ottenere valori elevati di CO₂, ma semplicemente garantirne una disponibilità costante, seppur minima, per evitare la decalcificazione biogena.

In un prossimo articolo, spiegherò in dettaglio:

  • quali sono i rischi associati a un KH troppo basso;

  • come produrre CO₂ a bassa pressione in modo economico con acqua, zucchero e lievito.

Si tratta di un metodo più semplice rispetto alla classica CO₂ in gel, ma altrettanto efficace, duraturo ed economico.


Conclusione

In un acquario ben piantumato, una moderata integrazione di CO₂ può fare la differenza nel mantenere stabili i parametri e garantire una crescita più sana delle piante. Non serve esagerare, né inseguire valori da acquascaping professionale. Basta poco, ma in modo costante.

Ecco perché continuo a utilizzare la CO₂ nei miei acquari: non per far crescere piante più velocemente, ma per evitare problemi strutturali legati alla chimica dell'acqua.


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